Siamo d’accordo: Montalbano è un successo mondiale, criticarlo sarebbe osceno e tuttavia proprio perché ho letto tutti i racconti di Camilleri e visto tutte le fiction Rai, forse ma dico forse, qualcosa si potrebbe anche aggiornare giusto per entrare nel secondo decennio del terzo millennio, anche perché proprio in questo decennio l’asticella della qualità delle serie televisive si è enormemente spostata verso l’alto e la verosimiglianza, in una fiction, è condizione necessaria per coinvolgere lo spettatore.

VIGATA E’ DISABITATA

Nella fiction di Montalbano, Vigata è un paese disabitato. Ci vive solo il commissario con i suoi uomini e gli unici abitanti che vediamo sono quelli che hanno a che fare con l’indagine, tra cui ci sarò il colpevole. Sembra che arrivino tutti in paese giusto il tempo dell’indagine, poi il colpevole va in galera, i testimoni ritornano al paese loro e Vigata tona a essere disabitata. A Vigata non c’è un bar, non c’è un corso con lo struscio, i negozi, il traffico dell’ora di punta, un semaforo, un ciclista. Davanti al commissariato sono parcheggiate solo le auto della polizia e la fiat Tipo di Montalbano. Nella realtà Vigata vista in fiction non solo non giustificherebbe un commissariato, ma nemmeno un avamposto dei carabinieri gestito da un appuntato, forse giusto una casella postale. E però vi avvengono più delitti che a New York. Chiedo disperatamente alla produzione di stanziare mille euro per delle comparse e cinquecento euro per delle scene di paese verosimili. 

UN PO’ DI REGIA, VI PREGO, IN QUESTA FICTION

Il commissario Montalbano ha un evidente problema motorio, di postura. Passeggia in modo innaturale, dritto come un fuso, con le braccia immobili. E questi suoi movimenti innaturali contagiano anche gli altri. Quando lui e Fazio scendono dall’auto e parlano del caso in questione, procedono lentamente, ma molto lentamente, per poter dire tutto quello che devono dire nel poco spazio che la regia gli ha concesso. “Arrangiatevi”, sembra dire la regia, “io questo spazio c’ho, e sbrigatevi che dobbiamo smontare il set entro le quattro altrimenti il comune ci fa pagare un sovrapprezzo”. Anche la vita di ufficio di Montalbano è ormai immutabile e definitiva, come un decreto convertito in legge dopo la terza puntata della prima stagione: Montalbano entra in scena, prima gag con Catarella, chiama Fazio ed entra in ufficio, entra Catarella e seconda gag, sguardo storto di Montalbano, sospiro di Fazio. E’ un format che si potrebbe girare una volta e riproporlo uguale per mille mila volte, solo doppiandolo ogni tanto. 
Va bene, nessuno pretende i movimenti di macchina di Orson Welles o l’accuratezza di Steven Spielberg, però un po’ di regia, vi prego, in questa fiction!

LA SIGLA

Tutte le serie televisive, dopo la terza, quarta stagione, cambiano la sigla. La aggiornano graficamente, fanno un nuovo arrangiamento della musica, cambiano il carattere dei titoli. Montalbano no, c’ha sempre quella veduta area girata nel 1990 da una agenzia di viaggio di Agrigento intanto fallita, che per primi ebbero l’idea della Sicilia come possibile meta turistica. Appena la vedi, pensi subito a Rutelli quando da ministro del turismo fece quel terribile video con la faccia implorante/mortificata: “Please visit Italy, please per favore, vi prego visitatela, se no mi licenziano”.

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