Con la morte di Camilleri, purtroppo, uscirà anche l’ultimo romanzo di Montalbano, Riccardino, scritto nel 2005 e conservato in cassaforte dalla casa editrice Sellerio, per espresso desiderio di Camilleri che voleva che uscisse postumo.
In quest’ultimo romanzo, che segnerà anche la fine del commissario, che si presume, abbandonerà la polizia, sarà contenuto un vero colpo letterario: l’incontro del commissario con il suo “doppio” televisivo e con lo scrittore che lo ha portato in tv.
“La fine di Montalbano l’ho già scritta più di 13 anni fa. Recentemente l’ho rimaneggiata dal punto di vista stilistico ma non del contenuto. Finirà Montalbano, quando finisco io, uscirà l’ultimo libro. Quello che posso dire è che non si tratta tanto di un romanzo, quanto di un metaromanzo dove il Commissario dialoga con me e anche con l’altro Montalbano, quello televisivo”. (Andrea Camilleri)
Il metaromanzo – o metanarrazione – è quella forma letteraria nella quale l’autore interviene direttamente nel testo che va componendo, rivolgendosi direttamente al lettore o ai personaggi rivelando loro intenzioni e propositi di se stesso e i motivi di questa intrusione nella storia, sviluppando un rapporto diretto ed esclusivo con il lettore.
Di questo romanzo, il cui titolo è “Riccardino“, Camilleri ha detto in altre interviste poco altro, ovvero che in quest’ultima storia il commissario Montalbano sa che in tv stanno trasmettendo una fiction ispirata alla sua attività di commissario a Vigata, e che questa fiction è tratta dai romanzi di uno scrittore siciliano di nome Andrea Camilleri e che di questa fiction e di questi romanzi, il commissario ne è molto infastidito. Possiamo solo immaginare il motivo di questo fastidio, forse per una intrusione nella sua vita che il commissario trova inaccettabile, o forse perché necessariamente un romanzo è per sua natura “romanzato” e dunque non esattamente fedele alla realtà e che questo a Montalbano potrà senz’altro apparire inaccettabile.
Conoscendo il Salvo Montalbano creato da Camilleri, propendiamo per la prima ipotesi. Il commissario è persona schiva, riservata e poco incline alla popolarità e al palcoscenico per cui è facile immaginare che questa cosa del commissario televisivo e della popolarità che ne deriva, mentre magari ad Augello e a Fazio potrà divertire e perché no, lusingare, a Montalbano faccia semplicemente girare i cabasisi.
Fatto sta che, pare, il commissario andrà a cercare spiegazioni sia dallo scrittore siciliano che dall’attore protagonista, probabilmente minimizzando la sua storia come oggetto di valore letterario e cercando di convincere scrittore e attore ad abbandonare la serie e lasciarlo in pace, mentre lo scrittore cercherà di convincerlo che una volta diventato un personaggio letterario e entrato nell’immaginario collettivo, il commissario ha vita a sé e con il vero commissario non c’entra più niente.
Il furore di Montalbano di fronte a questa spiegazione ce lo possiamo immaginare.
Comunque sia di questo romanzo, anni fa, Repubblica ha pubblicato le prime pagine. C’è stato un delitto. Un corpo giace riverso su una strada che attraversa una quartiere popoloso. Sui balconi c’è gente affacciata che grida e si passa voce: “C’è un morto, qualcuno ammazzarono”. Arrivano le prime auto della polizia: da una di queste scende il commissario Montalbano, subito riconosciuto dalla gente affacciata. Qualcuno grida: “Il commissario Montalbano arrivò”. E da un altro balcone: “ma cu’, quello d’a televisione?”. “Nonsi, Chiddu vero!”. E a Montalbano – dice Camilleri in una intervista – gli girano i cabasisi”.